Ormai siamo abituati a vederle di queste dimensioni, perciò non ci soffermiamo nemmeno troppo a pensarci su, ma vi siete mai chiesti come mai le bottiglie di vino siano da 75 cl e non più semplicemente da 1 litro? C’è un motivo preciso dietro a questa scelta? A ben guardare si ed è una storia particolare che abbiamo deciso di raccontarvi.
Le tante storie dell’origine delle bottiglie da 75 cl
Prima di tutto occorre segnalare che la capacità della bottiglia di vino è stata standardizzata nel XIX secolo. Prima di allora non si era soliti imbottigliare il vino, ma piuttosto lo si teneva raccolto in damigiane e le singole famiglie si recavano dal produttore a riempire le proprie: questa abitudine è rimasta molto diffusa in Italia fino al secolo scorso e anche a Poggio al Bosco tante delle famiglie locali venivano spesso a trovarci in azienda per fare il pieno di buon vino nelle proprie damigiane. Solo in tempi più recenti, le persone più facoltose hanno cominciato a commerciare ed acquistare il vino in bottiglia e sono molte le motivazioni nate per spiegare come mai fu scelta proprio la capacità specifica di 75 cl, alcune anche molto simpatiche.
Una teoria particolarmente suggestiva spiega che 75 cl sarebbe la capacità polmonare degli antichi maestri che soffiavano il vetro. Sembra infatti che, una volta capita l’importanza di conservare il vino in vetro, si cominciarono a produrre recipienti appositi e i soffiatori riuscivano a soffiare bottiglie non più grandi di 65-75 cl. Secondo un’altra storia, decisamente più comica, la bottiglia da 75 cl conteneva esattamente 6 bicchieri da 125 ml, cioè quelli utilizzati nelle vecchie osterie, e veniva considerata la quantità media di vino da bere ad ogni pasto (non è specificato a quante persone si riferisse, ma ci piace pensare che la media fosse proprio di 6 bicchieri, cioè 1 bottiglia, a testa!). Altre due teorie, decisamente più realistiche, invece sembrano ricollegarsi alla migliore capacità di contenere e conservare il liquido e alla facilità di trasporto. Diciamo che la verità si avvicina a quest’ultima idea e si tratta in effetti di un motivo di organizzazione pratica con una base storica: continuate a leggere sotto per scoprire il motivo.
La versione più accreditata: il commercio del vino francese nell’Ottocento
Nell’800 i principali clienti dei produttori di vino francese erano gli inglesi, che però non hanno mai preso le stesse misure di riferimento del resto di Europa. L’unità di volume degli inglesi era il “gallone imperiale”, equivalente a 4.546 litri. Per semplificare i conti di conversione, i francesi trasportavano il proprio vino di Bordeaux in botti da 225 litri, cioè 50 galloni, corrispondenti a 300 bottiglie da 75 cl. In questo modo si ottenevano tutti “numeri pari”, perché l’equivalenza era 1 barile = 50 galloni = 300 bottiglie. La diffusione di utilizzo poi ha fatto il resto, contribuendo a standardizzare questa unità di misura per i recipienti di vino. Da tutto questo deriva anche l’abitudine odierna di confezionare scatole di vino da 6 o da 12 bottiglie, poiché 1 gallone corrisponde esattamente a 6 bottiglie.
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