È piuttosto comune al giorno d’oggi confondere il concetto di biologico con quello di biodinamico. Molte persone tendono ad equivocare i due termini: alcune di loro credono che siano la stessa cosa, altre invece sanno che hanno significati diversi ma non conoscono la differenza. Vediamo quindi di fare un po’ di chiarezza al fine di guidarvi in una scelta più consapevole dei prodotti di cui fate uso.
Biologico e biodinamico
Tanto per cominciare la differenza principe tra biologico e biodinamico consiste nel fatto che l’agricoltura biologica è una tecnica certificata e regolamentata da leggi dell’Unione Europea, mentre quella biodinamica, che nasce negli anni Venti sulla base della visione spirituale antroposofica del mondo elaborata dal teosofo ed esoterista tedesco Rudolf Steiner, è regolata solo dall’associazione Demeter, l’unica in grado di fornire una certificazione ai prodotti ottenuti seguendo le loro linee guida (i quali devono anche essere certificati biologici).
Entriamo adesso più nel dettaglio di ciascuna delle due tecniche, di cui illustreremo i punti cardine.
Agricoltura biologica
Lavorare in modo biologico significa seguire determinate tecniche di coltivazione che rispettano i cicli della vita naturali e ridurre al minimo l’impatto antropogenico. Volendo riassumere in punti le regole della produzione biologica, ne potremmo individuare cinque più importanti:
- le colture sono ruotate, in modo da alternare la coltivazione di piante che migliorano la fertilità del terreno con altre che lo impoveriscono;
- pesticidi, fertilizzanti sintetici, antibiotici e prodotti chimici in generale sono soggetti a forte restrizioni;
- gli OGM (Organismi Geneticamente Modificati) sono vietati;
- l’utilizzo di risorse in loco viene fortemente accentuato;
- si coltivano solo specie vegetali adatte ad un certo ambiente.
In questo modo, l’agricoltura biologica può efficacemente coniugare produttività e salvaguardia dell’ambiente e fornisce alimenti privi di residui tossici e ricchi di sapore, facendo tesoro di alcune tecniche di coltivazione come la pacciamatura (che consiste nel coprire terreno con fieno o erba fresca per proteggerlo da sbalzi termici e ostacolare la crescita di erbe infestanti) o il sovescio (cioè la semina di alcune erbe come trifoglio, veccia, crescione, valerianella o spinaci che fertilizzano il terreno e lo proteggono dall’erosione).
I numeri
L’Italia è ai primi posti per l’export di prodotti biologici nel mondo con un fatturato che va oltre la frontiera del miliardo di euro l’anno (dati Ispra). Le Regioni in cui sono presenti il maggior numero di terreni biologici sono la Sicilia, 303.066 ettari, la Calabria, 176.998, e la Puglia, 160.194, secondo il rapporto stilato da SiNab. La Toscana (la cui bandiera è tenuta alta anche da noi di Poggio al Bosco :P) è appena fuori dal podio, occupando il quarto posto a pari merito con l’Emilia Romagna. A livello mondiale, è l’Oceania l’area con la coltivazione biologica più ampia (32% del territorio), seguita a ruota proprio dall’Europa (30%).
Agricoltura biodinamica
Bandita dal regime nazista, l’agricoltura biodinamica è tornata in voga già a partire dagli anni Quaranta (e quindi molto prima di quella biologica). I fulcri di questa disciplina sono l’interconnessione tra cielo e terra e la convinzione che la fattoria sia un unico grande organismo in cui ognuno (piante, animali e contadini) ha un ruolo e concorre a garantire la sopravvivenza reciproca e a vigilare sulla salute dell’ecosistema. I punti fondamentali di questa filosofia sono tre:
- biodiversità e rotazione delle colture;
- osservazione delle fasi lunari e dei cicli planetari al momento della semina e della coltivazione;
- utilizzo di “compost” autoprodotti per la concimazione e divieto di utilizzo di prodotti chimici.
Secondo gli studi di Steiner, i pianeti influiscono su metalli, rocce, piante e animali proprio secondo lo stesso principio per cui il sole fa crescere le piante o la luna influenza il contenuto idrico degli organismi. Per fare un esempio, le influenze di Marte e Giove sarebbero canalizzate attraverso il calore e il silice e, penetrando nella pianta, contribuirebbero a donare colore ai fiori e alla frutta. Ancora più particolare è l’attenzione posta nella preparazione di “compost biodinamici”, ovvero dei preparati naturali assemblati con componenti di origine animale e vegetale. Suddivisi in tre categorie (da compost, da spruzzo e da fatta), sono circa una decina in totale. Tra i più “strani” possiamo trovare il preparato di Achillea, ovvero una vescica di cervo maschio riempita proprio di fiori di achillea sotterrata all’inizio dell’autunno dopo qualche mese di essicazione al sole, oppure il preparato di Tarassaco, i cui fiori sono avvolti nel mesentere di un bovino e dopodiché sotterrati all’avvio della stagione autunnale.
I numeri
In tutto il mondo le aziende a marchio Demeter coprono un’area pari a 180.000 ettari, ma il movimento sembra essere in continua crescita. L’agricoltura biodinamica è infatti aumentata, specialmente negli ultimi anni, sia nei paesi occidentali che non, in particolare in India e in America Latina. In Italia sono attualmente presenti 25 aziende agricole certificate e la presenza più alta di tali aziende si registra in Toscana e in Puglia (6 per ciascuna) e Trentino–Alto–Adige (5).
Poggio Al Bosco: biologico da sempre
L’azienda agricola Poggio al Bosco è certificata biologica dal 2015, ma di fatto opera in questa ottica di rispetto della natura e della salute umana fin dai suoi primi giorni. Per questo motivo, le nostre vigne sono trattate solo con rame e zolfo (entrambi consentiti dal disciplinare biologico) e curate e rinforzate con metodi naturali come il sovescio. Questo trend prosegue anche successivamente nel processo di produzione del vino, dove le sostanze chimiche (es. i solfiti) sono ridotte al livello minimo. Non a caso la genuinità e la naturalezza dei nostri vini e del nostro olio sono il marchio di fabbrica che ci rendono riconoscibili al palato di molti.
Virginia Bagni
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