Il Carnevale è una festa molto antica, risalente addirittura ai tempi di Greci e Romani, che approfittavano di questi giorni di festa per “lasciarsi andare”, per liberarsi da obblighi e impegni, e dedicarsi allo scherzo e al gioco. Tuttavia, più di recente, esso si è legato al mondo cattolico e cristiano: il termine carnevale, infatti, deriva dal latino e significa “eliminare la carne” visto che anticamente indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno (il martedì grasso) prima del periodo di astinenza e digiuno dettato dalla Quaresima.
La Nonna Maria ci ha infatti raccontato che quando era ragazza era solita festeggiare il Carnevale passando molto tempo alla Chiesa («a ballare un s’andava senz’altro» ci ha detto) e preparando bei pranzi a base di carne che si concludevano con il dolce tipico di questa ricorrenza: i cenci! Vi sveliamo subito la sua ricetta (leggete qui sotto) e l’ingrediente segreto che non mancava mai nelle famiglie contadine.
La ricetta dei “cenci” della Nonna Maria
Ingredienti: 500gr di farina, 2 uova, 150gr di zucchero, 1 limone (o 1 arancio), 2 cucchiai di olio di oliva, 1 pizzico di sale, 1 cucchiaino di lievito, 80gr di Vin Santo.
Procedimento: Mettete sul tavolo la farina, setacciata con sale e lievito, a forma di cratere e al centro ponete lo zucchero, le uova, la scorza di limone (o d’arancio) grattata, 2 cucchiai d’olio d’oliva e il Vin Santo (proprio quest’ultimo era l’ingrediente che la Nonna Maria usava, ed usa tuttora, per dare quel quid in più ai nostri cenci). Impastate bene tutti gli ingredienti per una decina di minuti, quindi fatene una palla e lasciatela riposare per circa mezz’ora. Con il mattarello stendete poi la pasta su una spianatoia infarinata (se vi sembra troppo dura aggiungete un po’ di latte) fino a ridurla ad uno spessore di circa 2 mm. Con una rondella o un coltello tagliatela a strisce larghe due dita che poi ritaglierete ancora in diagonale ogni 4 dita, in modo da avere delle losanghe. Friggetele in abbondante olio bollente, finché saranno ben dorate, e poi mettetele ad asciugare su di un foglio di carta gialla.
Serviteli cosparsi di zucchero a velo (o semolato) e accompagnati con del Vin Santo, per esaltarne a pieno il sapore e la dolcezza, proprio come faceva la Nonna Maria con la sua grande famiglia molti anni fa.
Tanti nomi, un’unica specialità
In altre città, i cenci sono conosciuti con i nomi più diversi (donzellini, nastrini di monache, sfrappole, frappe, chiacchiere di monaca, galani, frangette, fiocchi, fiocchetti) alcuni dei quali denunciano l’origine “conventuale” di questi dolci. Il nome più antico dei cenci è però quello di guanti, se veniva data loro la forma di una mano, o di crespelli, se erano foggiati a strisce.
La prima vera ricetta scritta di queste dolci carnevaleschi risale al Rinascimento, quando Domenico Romoli, detto il Panonto, la pubblica nel suo trattato “La singolare dottrina” del 1560. A parte la sua origine fiorentina, dell’autore si hanno scarse notizie, ma nel suo ricettario tra mostaccioli, pizze dolci e biscotti, viene riportata anche la ricetta “Per far Frappe, overo palle di pasta di strufoli” in cui viene descritta la preparazione. Già allora era una specialità del periodo di carnevale e gli ingredienti erano semplicemente farina, uova e zucchero. Con questa pasta si spianava una sottile sfoglia a matterello che veniva incisa con tagli paralleli e fritta in abbondante strutto per essere servita cosparsa di miele.
P.S. Se siete particolarmente attenti alla linea, potete decidere anche di optare per una cottura al forno. Il risultato però, dobbiamo mettervi in guardia, non sarà mai lo stesso… e se il Carnevale è da sempre la festa in cui tutto è lecito, il nostro suggerimento è quello di friggerli e assaggiarli accompagnati da un bicchiere del nostro Vin Santo del Chianti! 😜